IL SOFTWARE

Abbiamo supposto che l'applicazione delle tecnologie della realtà virtuale, intesa come simulazione della condizione di ipovedenza, potesse essere utile nello studio dell'ipovisione.
Le motivazioni che ci hanno spinto a sostituire l’oggetto reale con uno virtuale sono le seguenti: innanzitutto la possibilità di esemplificare e visualizzare schematicamente il concetto, spesso non ben definito, di ipovisione; in secondo luogo per la possibilità di studiare, indipendentemente dalla presenza del paziente, il modello virtuale che lo rappresenta, cioè l’interpretazione teorica del fenomeno reale.
A tali motivazioni si riconducono anche altri vantaggi legati alla simulazione con il modello virtuale: il superamento della difficoltà di accesso al modo di vedere del paziente ipovedente dal vivo, la rapidità con cui tale processo può essere svolto, la riproducibilità del fenomeno nei tempi e nei luoghi più opportuni, la predicibilità del fenomeno.
La possibilità di rendersi conto degli effetti della propria azione senza doversi confrontare realmente con le sue conseguenze rende la simulazione anche un 'innovativo strumento.
Per rappresentare la visione del paziente ipovedente abbiamo fatto delle scelte, selezionandone gli aspetti schematicamente essenziali.
Tale semplificazione ha come scopo quello di "ripulire" l'osservazione da quanto non indispensabile, per mettere alla prova in modo controllato e preciso il modello teorico ottenuto.
In oculistica l’esame che ci è più familiare per la riproduzione della visione è il campo visivo. Cinetico, statico o microperimetrico, il campo visivo registra l’intensità e l’ampiezza di un dato stimolo percepito evidenziando aree cieche o iposensibili.
La diagnostica virtuale utilizza sempre il campo visivo del paziente per simulare il modo di vedere del paziente applicandolo alle immagini che vogliamo testare e obbligando l’operatore a guardare tali immagini con il campo visivo preso in considerazione.
Il campo visivo viene prima “lavorato” dal programma in modo che le aree delimitate dalle varie isoptere vengano colmate con degli opportuni contrasti da utilizzare come sfondo per le simulazioni.
A questo punto l'operatore può avere l'idea per esempio, tenendo presente la fisiologia della lettura, di come il paziente ipovedente legge un testo proposto dal programma . L'operatore, divenendo un paziente virtuale, sceglie il sistema ingrandente più adatto, con una soggettività sovrapponibile a quella del paziente ipovedente.
Il vantaggio è dato, oltre che alla rapidità di ricerca, dalla precisione di dati, come il grado e la direzione della visione eccentrica, il numero di lettere per campo di lettura o l'ingrandimento utile, con cui è possibile costruire degli esercizi personalizzati da eseguire a domicilio, senza ausilio, e presso il Centro, con ausilio, per giungere nel modo più efficace ad una eventuale prescrizione.
Il paziente prova il risultato della ricerca virtuale.

Specifiche tecniche:

Virtual IPO© è un software dedicato all’ipovisione nato dopo dieci anni di ricerca e dalla applicazione delle tecnologie virtuali ai processi della visione. In tal modo la riabilitazione visiva diventa estremamente customizzata vale a dire mirata al caso specifico di un dato paziente senza avere la possibilità di errori diagnostici e terapeutici.
Programma di tipo applicativo registrato da Paolo G. Limoli il 7 novembre 2001.

Hardware di destinazione: Personal computer IBM compatibile, min. 32 Mb RAM, scheda video VGA 1024x 768 o 1280x800, 256 colori, 15 ‘’, driver CD-ROM 8X, 50 Mb di spazio su disco.
Sistema operativo atto alla sua gestione: Microsoft Windows 7, Windows XP e sup., NT 4.0 o sup. Microsoft Vista (con modifica di esecuzione come “amministratore”).
Linguaggio utilizzato: Microsoft Visual Studio
Il programma è destinato a oftalmologi, ortottisti e assistenti di oftalmologia, specialisti della riabilitazione visiva in genere.
Per il suo utilizzo è necessario conoscere pochi rudimenti informatici ma è fondamentale la conoscenza dell’ipovisione.

Vediamo da un punto di vista pratico cosa serve per lavorare con tale programma.

1) L'esecuzione di una campimetria statica (per es.con programma G2 Octopus circa 3 minuti ad occhio), di una microperimetria (con MP1 circa 3-5 minuti) o di una perimetria cinetica (10 minuti ad occhio).
2) Compilazione della premappa visiva attraverso l’importazione dell’immagine del campo visivo computerizzato o della microperimetria (1 minuto ad occhio), o attraverso il trasferimento della perimetria cinetica su Virtual IPO® (5 minuti ad occhio).
3) Realizzazione della mappa visiva virtuale che consente l'ingrandimento e decentramento virtuale del testo; la scelta del sistema idoneo in base al minimo ingrandimento utile; la valutazione del numero di lettere per campo di lettura, dell'intensità luminosa e dell'entità del decentramento della mira di fissazione rispetto alla stringa di lettura utile per la costruzione di esercizi mirati (2 minuti ad occhio).
Da questo momento la conoscenza preliminare, anche se virtuale, del caso abbrevia a non più di 10 minuti la durata della prova del sistema, eseguita proprio per adattare il risultato virtuale al paziente ipovedente.
Il risultato reale corrisponde a quello virtuale in oltre il 90% dei casi.

Seguiteci nell’ elaborazione della mappa visiva:

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